“Le discussioni su LGBTQ+ sono diventate uno strumento geopolitico”: lo storico Dan Healy – dell’omofobia russa moderna e il populismo di destra
Dan Healy è lo storico di LGBTQ+ in Russia e URSS, il professore dell’Università di Oxford. Il suo libro “Un’altra storia. Dissidenza sessuale e di genere nella Russia rivoluzionaria” (“Другая история. Сексуально-гендерное диссидентство в революционной России”) è stato recentemente ristampato in russo. A questo punto il libro è già diventato un classico della storia queer. In un’intervista, Healy spiega come i suoi interessi scientifici si sono evoluti e parla sull’omofobia russa moderna e sul suo posto nel populismo di destra internazionale.
Grazie per questa intervista e la sua traduzione in russo alla ricercatrice queer indipendente Barbara, che ci ha offerto questo materiale. Nella stesura di questo articolo (in originale) ha inoltre partecipato Ella Rossman.
Barbara: Prima di tutto, auguri per il Pride Month! Grazie per aver accettato di fare questa intervista. Iniziamo con una domanda relativa alla vostra traiettoria scientifica. Cosa vi ha spinto ad esplorare la comunità LGBTQ+ russa?
Il mio interesse per la Russia è iniziato molto tempo fa. Ho visitato per la prima volta l’Unione Sovietica nel 1974. Avevo 17 anni, ero uno studente delle superiore in Canada e stavo all’inizio del comprensione del mio orientamento sessuale. Ho visto un paese che era molto insolito, diverso dal Canada, e mi sono interessato alla Russia e alla lingua russa. Poi ho studiato la lingua e letteratura russa all’Università di Toronto. Quando mi sono laureato, ero già un attivista gay, e ho notato che non c’era praticamente nessuna discussione su LGBTQ+ in URSS. Sul corso della letteratura russa, che c’era alla mia università, non discutevamo quasi per niente della sessualità. All’epoca studiavo anche la storia e letteratura francese, e là parlavamo molto di più della sessualità. Ho voluto conoscere meglio la storia della sessualità in Russia. Alla fine degli anni ‘80 e all’inizio degli anni ‘90, quando sono tornato al lavoro accademico, ho deciso di studiare la storia queer russa. Chiedevo a vari scienziati di essere il mio supervisore e ho affrontato una certa resistenza dalle sue parti. Però, ho comunque deciso di non arrendermi. Quindi, il mio interesse scientifico si è evoluto dal mio attivismo nel movimento LGBTQ+, così come dal mio interesse per la Russia e l’Unione Sovietica, che è nato già in giovane età.
Barbara: Parliamo un po’ dell’omofobia russa moderna. Molti media russi filogovernativi hanno diffuso l’idea che la guerra in Ucraina sia una guerra per i cosidetti “valori tradizionali”. Lei cosa pensa di questo comunicato?
Credo che questa particolare narrazione si sia intensificata nell’autunno del 2022. In primo luogo, le autorità russe hanno introdotto una nuova legge sulla “propaganda LGBT”*. La seconda e, a mio parere, più rilevante innovazione è il decreto del presidente del 9 novembre 2022 sulla conservazione dei “valori tradizionali”. Questo decreto è molto interessante e, secondo me, abbastanza allarmante dal punto di vista di chiunque il cui stile di vita non rientri nel quadro di una famiglia eterosessuale esemplare. Il decreto incoraggia le autorità russe a cercare persone queer, letteralmente dargli la caccia, negare loro dei vari benefici o stare molto attenti a fornirglieli. Il decreto inoltre spinge a salvaguardare dei “valori tradizionali”. Esso obbliga gli istituti di assistenza sociale, istruzione e assistenza sanitaria a vigilare e a fare di tutto per sopprimere il “non tradizionale”. L’elenco delle cose “non tradizionali” in questo particolare decreto è molto lungo, anche se in realtà è relativamente breve: in effetti, il messaggio principale del decreto — con le persone LGBTQ+ in Russia si può fare quello che si vuole.
Penso che in questo modo il regime stia cercando i modi per mobilizzare la popolazione che non costeranno troppo e non disturberanno la vita “normale” delle persone.
Abbiamo visto cosa è successo nel settembre 2022, quando è stata annunciata una mobilitazione parziale: ha interrotto il flusso della vita quotidiana. Ha costretto mezzo milione di persone a lasciare la Russia, forse, per sempre. Ciò ha colpito non solo l’élite liberale concentrata a Mosca e a San Pietroburgo, ma anche la gente comune. Alcuni di loro potrebbero anche passivamente avere sostenuto la guerra, considerato gli ucraini i nazisti o pensato che l’Ucraina avesse bisogno di “ritornare” in Russia. Penso che il regime sia stato all’attiva ricerca di modi per rafforzare la narrazione sulla guerra e ricordare alla gente di cosa si trattava. Uno di questi modi è lo scontro dei “valori tradizionali” russi con i principi occidentali liberali, umanistici, di inclusività. Questa narrazione è una delle operazioni di maggior successo di propaganda del Cremlino. Alcuni studi dimostrano che la popolazione con un abbastanza alto grado di istruzione in Russia sostiene le narrazioni sui “valori tradizionali”, si preoccupa di ciò che sta accadendo in Occidente e ritiene che almeno parte della propaganda del Cremlino in questo caso abbia effettivamente senso.
Il Cremlino usa un approccio ideologicamente eclettico nelle sue narrazioni e nella sua propaganda. È come un uccello che trova una pietra, la raccoglie, poi trova una caramella, getta una pietra, poi trova un verme e la inghiotte. Non ha un piano a lungo termine su come nutrirsi se continuiamo questa metafora. L’omofobia ufficiale è diventata utile negli anni 2011-2014. A quel tempo, il nemico principale era l’opposizione democratica, e il modo migliore (o uno dei migliori) per combatterla ai seggi elettorali e nella sfera pubblica era quello di affermare che i rappresentanti dell’opposizione fossero dei feroci sostenitori di LGBTQ+, femminismo e “ideologia di genere”. La retorica anti-LGBT e anti-femminista fu utilizzata per i scopi politici interni.
Ormai, a mio parere, l’attenzione si è spostata. Le discussioni su questi temi sono diventate uno strumento geopolitico. L’omofobia politica non è più soltanto una questione interna. Non serve solo per distrarre il pubblico, mettere in moto la nostalgia del passato o per tenere occupati i legislatori.
Adesso il genere e i diritti LGBTQ+ sono strettamente legati alle relazioni internazionali e al confronto globale.
Si tratta della scelta: in quale blocco volete trovarvi in futuro? Volete essere nel blocco guidato da Mosca, dove i “valori tradizionali” sono rispettati e dove i vostri figli non vedranno femministe e persone queer? O volete essere in un blocco sotto gli auspici dell’Europa e di Washington, dove una cosa del genere potrebbe accadere, e la Russia come tale scomparirebbe?
L’eteronormalità, l’anti-femminismo, l’“ideologia anti-genere” sono ora i potenti strumenti di soft power contro gli altri stati. Oggi, tutte queste cose sono inseparabili dalla guerra in Ucraina, così come dai tentativi di Mosca di influenzare Tbilisi, Erevan e l’Asia centrale.
Credo che tutto questo sia iniziato quando stavo scrivendo un libro sull’omofobia russa, sei anni fa. A quel tempo si poteva vedere come in Asia centrale e nel Sud di Caucaso la Russia ha cercato di influenzare le legislature locali promuovendo una legge contro la “propaganda gay”. Tali progetti di legge sono stati proposti da partiti sostenuti dl Cremlino, ed è stato un tentativo di scoprire quali forze conservative potrebbero essere uniti per sostenere una simile iniziativa. Abbiamo assistito ad un processo simile a Tbilisi nella primavera del 2023 — sto parlando del tentativo del governo georgiano di introdurre una legge sugli “agenti stranieri”**.
Barbara: Lei non pensa che, rifiutando i valori occidentali, la Russia ripeta la lingua dei conservatori americani o dei partiti di estrema destra italiani?
Penso che ci sia un incrocio, che assistiamo ad un processo globale. Vediamo l’ascesa del populismo di destra in Cina, India, Brasile e altri paesi dell’America latina, in Ungheria, e anche (moderatamente) in Polonia. Una versione simile della retorica populista può essere trovata su ogni parte del scisma geopolitico. Non sono un esperto di America, anche se sono un cittadino canadese, ma da osservazioni personali vedo molte coincidenze tra il regime di Putin e le ideologie di estrema destra in America. Credo anche che il regime di Putin stia cercando di influenzare il populismo politico nelle democrazie occidentali. Si tratta di una grave minaccia per il nostro mondo e stile di vita, e deve essere affrontata. Dobbiamo intensificare la lotta contro i tentativi del Cremlino di deformare i nostri processi democratici, la nostra sfera pubblica, il nostro stile di vita, perché alcuni di questi tentativi hanno già avuto successo. La Russia storicamente fu una forza seria nel confronto delle grandi potenze. Negli secoli XVIII-XIX ha trovato i metodi di aumentare la sua influenza sul mondo, con meno risorse e tecnologie che altri imperi. Ormai, si ottiene questa influenza utilizzando lo spazio aperto di Internet, le nuove tecnologie e i social. E penso che, trovando le cose in comune tra i populisti negli USA, in Polonia, in Turchia o in Italia, dobbiamo prima chiederci come sono nati questi legami. A mio parere, uno dei motivi è l’influenza diretta del Cremlino.
* La legge federale russa “per lo scopo di proteggere i minori dalle informazioni che promuovono la negazione dei valori tradizionali della famiglia”, nota poi come “legge russa sulla propaganda gay”, è una legge approvata nel 2013. È stata rafforzata nel 2022 con il divieto di diffusione di qualsiasi informazione, che secondo le autorità russe “promuove relazioni sessuali non tradizionali, pedofilia o cambiamento sessuale”, tra persone di tutte le età.
** Nel 2012 la Duma di Stato adottò emendamenti alla legge federale “Sulle organizzazioni no-profit”. Secondo la legge, gli agenti stranieri devono registrarsi come tali presso il Ministero della Giustizia e indicare il loro status in tutti i media e le pubblicazioni su Internet.
Nel 2017 fu adottata un’altra legge federale, che introdusse il concetto dei media-“agenti stranieri”. Il Ministero della Giustizia può riconoscere come agente straniero qualsiasi media che riceva finanziamenti direttamente da organizzazioni o cittadini stranieri o attraverso persone giuridiche russe.
Nel 2018 la Duma di Stato adottò emendamenti che prevedono il riconoscimento di un individuo come “agente straniero” se egli distribuisce materiali pubblicamente e ottiene finanziamenti stranieri. Gli emendamenti permisero di includere in questa categoria coloro che partecipano alla produzione di materiali dai media-“agenti stranieri”.
Il registro dei media-“agenti stranieri” è mantenuto dal Ministero della Giustizia, e ad ottobre 2022 comprende 183 media, aggiunti principalmente dopo l’invasione russa dell’Ucraina nel 2022.