Le persone trans nella Russia durante la guerra
Cosa succede alle persone transgender in Russia nel contesto dell’invasione su larga scala dell’Ucraina? Perché proprio ora lo stato russo mostra un interesse morboso per la transessualità? E il percorso della Russia è veramente diverso da quello delle democrazie occidentali? Risponde il giornalista trans di "Poslemedia" Ramil Bulatov.
In questo testo, “persone transgender” viene usato come termine ombrello, includendo sia donne trans che uomini trans, così come le persone non binarie e chiunque si identifichi in questo termine.
TW: transfobia, trattamenti per la conversione forzata.
Se cercassimo di rispondere alla domanda su come vivano oggi le persone transgender in Russia, la risposta più accurata sarebbe “ognuno in modo diverso”. Troppo spesso gli attivisti e i difensori dei diritti umani si trovano a dover rispondere a questa domanda in modo tale da convincere il pubblico meno interessato del fatto che le persone trans abbiano bisogno di aiuto e sostegno. A me, in quanto persona transgender, sembra che a causa di ciò la nostra immagine rimanga semplificata e oggettivata: come se potessimo raccontare di noi solo come vittime di violenza e discriminazione.
Ma questo non significa che le persone trans in Russia vivano in una condizione a loro favorevole. L’intensificazione delle politiche repressive contro le persone LGBTQ+ dopo l’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina e il divieto di transizione di genere a partire dall’estate del 2023, hanno colpito duramente le persone trans. “Il giorno prima del divieto c’era un gran fermento, tutti cercavano all’ultimo momento di accedere alle commissioni [mediche] che potevano ancora prendere le richieste, o cercavano di cambiare documenti, in quanto non era chiaro come sarebbe andata successivamente. C’era un sentimento apocalittico”, afferma N., un attivista trans anonimo proveniente da una grande città russa. “Molte persone erano disperate perché non avevano l’opportunità di farlo, per esempio per mancanza di soldi o per la loro minore età. Alcuni dichiaravano di essere intenzionati a suicidarsi perché prima avevano speranza, ma ora tutto sembrava crollato”.
Però, le autorità russe non si sono limitate al divieto di transizioni di genere: nel novembre 2023, la Corte suprema ha dichiarato la comunità LGBTQ+ “un’organizzazione estremista” vietata nella Russia. Questa decisione ha aperto una nuova era di criminalizzazione: persino l’articolo penale che criminalizzava la “sodomia” in URSS, abolito nel 1993, risultava meno crudele rispetto alle politiche attuali, in quanto la pena massima era di cinque anni di carcere. Ora invece, per i legami con un’organizzazione “estremista”, si possono ricevere condanne fino a dieci anni. E i primi perseguiti sotto le accuse “estremismo” ci sono già: multe e arresti per le “manifestazioni di estremismo”, quali orecchini arcobaleno o foto con una bandiera LGBT. Tre dipendenti di un queer bar a Orenburg sono in stato di fermo da ormai tre mesi con l’accusa di aver creato un’organizzazione “estremista”, accusa nata dalle performance che si svolgevano all’interno del bar a cui prendevano parte anche delle drag.
La legislazione repressiva legittima la violenza e l’odio. I politici parlano sempre più di “pervertiti che vogliono cambiare il sesso dei loro figli” e ripetono storie transfobiche e misogine su “uomini che si spacciano per donne”. Tali dichiarazioni provengono sia da Putin che dai media propagandistici. Il discorso ufficiale ha “slegato” le mani ai gruppi radicali di destra, portando ad un aumento dell’aggressività e della violenza domestica.
Eppure anche nei momenti più bui la gente continua a vivere la propria quotidianità, per quanto possa essere percepita come lontana dalla norma. In questa quotidianità trovano spazio i sentimenti e le sensazioni più svariate: dal dolore, dalla paura e dalla disperazione fino alla gioia, alla forza, alla resistenza e alla vicinanza.
Una vita nella semi-clandestinità
Negli ultimi anni il dibattito sulla vita delle persone trans in Russia si è spesso concentrato sul tema dell’emigrazione. Non ci sono statistiche sul numero di persone transgender che hanno lasciato il paese ma, secondo quanto osservato dagli attivisti, molti sono emigrati dopo il 24 febbraio 2022 o pianificano di farlo nel prossimo futuro. Tuttavia, non tutti possano emigrare. Secondo le stime (basate su studi che affermano che circa l’1-3% della popolazione mondiale potrebbe essere transgender), ci sarebbero circa 1,5 milioni di persone trans che vivono in Russia. È impossibile trasferirli tutti in altri paesi, specialmente considerando il fatto che il mondo sta già vivendo una crisi di migrazioni massive.
Inoltre, le persone transgender non sono una “risorsa finita”. Quasi tutti noi siamo cresciuti in famiglie cisgender e eterosessuali ordinarie, e nonostante il divieto di “propaganda”, le persone trans continueranno a nascere in Russia. Inoltre, le persone transgender sono un gruppo sistematicamente discriminato e per questo con minori risorse. Negli ultimi anni, diversi rifugiati transgender e queer si sono suicidati nei campi profughi dei Paesi Bassi a causa delle difficoltà dell’emigrazione.
Pertanto, molte persone trans rimangono all’interno del paese e si dedicano all’attivismo e al volontariato per la loro comunità. Come altri attivisti, penso che questo non sia il momento migliore per descrivere dettagliatamente lo status del trans-attivismo russo e della trans-medicina. I fragili sistemi di supporto reciproco che permettono ad alcune persone transgender di ricevere assistenza sono troppo vulnerabili in un contesto così repressivo. Non darò quindi dettagli che potrebbero complicare la situazione e quindi, almeno in questo testo, non ci saranno storie dettagliate al fine di preservare le vite delle persone queer ancora residenti in Russia.
Dopo il 2023, la comunità trans della Russia è entrata nella clandestinità. Molti luoghi in cui le persone trans potevano socializzare sono stati chiusi, le organizzazioni che aiutavano a trovare i servizi giusti e sicuri per le persone trans, sono scomparse. Gli attivisti che rimangono nel paese decidono di restare anonimi. N. racconta: “Sembra di essere tornati indietro di un paio di decenni. Allora, tutto era discusso solo in segreto, sui forum anonimi. È una sfida morale, perché negli ultimi anni prima della guerra c’era una piccola ma sempre aperta comunità, persone che scrivevano blog, parlavano di persona agli eventi dedicati al tema. Oggi questi fenomeni sono molto diminuiti, molte iniziative hanno rimosso le loro pagine e i loro articoli dall’accesso pubblico per non mettere in pericolo nessuno dei partecipanti”.
K., una ragazza trans che vive in una delle repubbliche nazionali della Russia, afferma che il problema principale per lei attualmente è rappresentato dalla solitudine. Dopo l’invasione su larga scala dell’Ucraina, ha partecipato a proteste, è stata arrestata e ha scontato un fermo amministrativo. Successivamente, K. ha lasciato la Russia per alcuni mesi, ma è dovuta tornare per cambiare i documenti e assistere i suoi parenti gravemente malati. “Vivo in una città di provincia e per me, in quando ragazza trans e lesbica, è estremamente difficile trovare non soltanto una relazione, ma anche una semplice amicizia. E’ interessante notare il fatto che io vada incontro alla transfobia più frequentemente con i giovani della mia età, rispetto alle persone più grandi. Anche i miei vicini anziani sanno che sono una persona trans, ma non sono aggressivi nei miei confronti. Recentemente ho fatto domanda per un lavoro e ho dovuto sottopormi ad un controllo medico [obbligatorio per molti tipi di lavoro in Russia]. Sono stata indirizzata ad un ginecologo, ma anche in quella occasione i medici non hanno mostrato alcun segno di aggressività, erano solo sorpresi e curiosi. Inoltre, alcuni medici hanno espresso disappunto per il fatto che in Russia la transizione sia vietata. Ma i giovani sono spesso transfobici e aggressivi; una volta sono stata picchiata da un gruppo di ragazzi”.
Come le persone trans russe sono sostenute e perseguitate
N. afferma: “Penso che la tua vita in Russia dipenda da quale ambiente circostante hai. Io rimango qui perché attorno a me ci sono delle brave persone. Conosco altre persone trans che hanno famiglie meravigliose e colleghi che le sostengono. Non è vero che ora tutti sono nostri nemici, per fortuna, molti rimangono umani. Ma devi avere fortuna. Solo allora è molto più facile vivere, in quanto senza connessioni sociali e senza protezione è estremamente difficile andare avanti”.
Oggi l’accettazione da parte dei propri cari significa molto per noi. K. afferma: “Mia madre mi supporta. All’inizio, quando ho fatto un coming-out, ha attraversato la fase di negazione e rifiuto. Ma poi abbiamo fatto un viaggio insieme quando avevo ancora i documenti maschili. Abbiamo fatto il check-in nell’ostello, e lei ha visto e sentito come venivo trattata, come se fossi una specie di mostro. È stata colpita nel profondo, e mi ha accettata. Ora mi difende davanti ad altre persone. La sua posizione è questa: sì, ho avuto un figlio e ora ho una figlia, non c’è nulla di strano in questo”.
È molto più difficile vivere quando non si riesce a trovare comprensione nella famiglia. Purtroppo, in alcuni casi, la mancanza di accettazione può assumere forme estreme di violenza. Sch., una volontaria di un gruppo che sostiene le persone trans, dice: “So che il mio punto di vista non è molto obiettivo perché a noi non si rivolgono di certo le persone che stanno bene. Riceviamo richieste di aiuto da persone trans che hanno subito violenza, generalmente o da parte di parenti o da parte di transfobici che rivelano i nomi delle vittime e i loro dati su internet. Le persone trans sono molto vulnerabili in questa situazione, non hanno alcuna capacità di difendersi. Spesso hanno bisogno delle cose più basilari, per esempio un alloggio temporaneo o del cibo, perché i loro genitori li hanno cacciati da casa o perché sono stati licenziati dopo l’outing, o per entrambe le ragioni contemporaneamente”.
Nel 2022, le autorità hanno ampliato la “legge contro la propaganda” che in precedenza proibiva la “propaganda di relazioni non tradizionali” tra i minorenni. Ora la legge include il divieto di “propaganda della transizione di genere” per persone di tutte le età. La prima vittima è stata una prostituta transgender di Mosca, multata con 100.000 rubli. Ora la polizia applica attivamente questa legge soprattutto contro le prostitute transgender migranti, che arrivano in Russia in quanto i guadagni dei paesi dell’Asia Centrale sono estremamente bassi. La polizia trova le ragazze attraverso annunci su siti web e le arresta, mentre i tribunali emettono multe per “propaganda” e ordini di deportazione.
A causa della criminalizzazione e della repressione, le persone trans possono facilmente trovarsi in situazioni in cui il pericolo proviene contemporaneamente dalla famiglia, dalla società e dallo stato. Sullo sfondo dell’invasione su larga scala dell’Ucraina ancora in corso, lo stato russo sta rendendo le persone transgender “nemiche del popolo”, sfruttando il loro comprensibile rifiuto di sostenere il regime russo. Sch. commenta così: “Le persone spesso chiedono aiuto perché sono accusate amministrativamente o penalmente. Di solito si tratta di casi di “propaganda LGBT” e spesso vengono associati anche allo “screditamento dell’esercito”. In quanto si possono facilmente trovare dei post contro la guerra o con critiche verso il regime russo sulle pagine social delle persone trans politicamente attive. La polizia spesso lo fa nelle piccole città: per loro è un modo per aumentare facilmente le statistiche degli arresti. Aiutiamo, quando è possibile, le persone contro cui sono aperti questi processi politici a lasciare il paese”.
Un’altra pratica che è stata maggiormente diffusa a causa di leggi repressive è l’uso della psichiatria punitiva sulle persone transgender. Sch. afferma: “Spesso si rivolgono a noi le persone trans che sono minacciate di trattamento obbligatorio oppure che lo hanno già subito. E’ piuttosto comune ordinare questo trattamento medico obbligatorio, e il tribunale può estenderlo per tempi quasi completamente indefiniti, ed è molto difficile uscirne. La situazione può solo peggiorare quando questo trattamento è applicato su dei minori, i quali vengono spesso mandati negli ospedali psichiatrici direttamente dai loro familiari. Riceviamo richieste d’aiuto, ma non possiamo fare quasi nulla: secondo la legge, i genitori sono onnipotenti in questa situazione e noi non possiamo intervenire finché il richiedente aiuto non abbia compiuto diciotto anni”.
Sch. afferma che attualmente nel paese ci sono decine di persone trans che non possono liberarsi dalla detenzione psichiatrica. “Con il consenso dei parenti o del tribunale, e con la complicità del personale degli istituti psichiatrici, in Russia è abbastanza facile dichiarare una persona incapace di intendere e di volere e di collocarla in qualche ospedale psichiatrico. Naturalmente, ci sono diversi istituti e diversi dipendenti, alcuni non vogliono essere coinvolti in nulla di tutto ciò, ma ci sono anche altri che invece acconsentono. Talvolta i parenti offrono delle tangenti per far sì che una persona venga ricoverata. A questo punto l’individuo viene rinchiuso, completamente controllato, nei casi peggiori viene picchiato, forzato nell’alimentazione o costretto all’assunzione di farmaci pesanti, da cui spesso derivano una varietà di problemi di salute, disturbi della coscienza e psiche”, riporta Sch.
Il livello di rischio dipende dalla regione in cui si vive. Secondo la ricerca della fondazione “Сфера” [“Sfera”] e del gruppo LGBT “Выход” [“Uscita”], che nel 2022 hanno intervistato più di seimila persone LGBTQ+, la vita nelle repubbliche del Caucaso Settentrionale e dell’Estremo Oriente è correlata ad una maggiore probabilità di subire violenza, povertà e discriminazione. Inoltre, tra le persone LGBTQ+ che hanno lasciato la Russia, la maggior parte proviene da Mosca e da San Pietroburgo. L’ipercentralizzazione della Russia si manifesta proprio qui, ovvero nel fatto che le persone LGBTQ+ provenienti dalle capitali hanno più opportunità, sia per quanto riguarda il lavoro, sia per l’accesso ai sistemi di supporto. Molti attivisti sottolineano che aiutare una persona trans in difficoltà sia più facile nella Russia Centrale rispetto alle repubbliche nazionali, soprattutto quelle settentrionali e quelle del Caucaso Settentrionale, vittime delle guerre russo-cecene e della colonizzazione russa. Il regime di Kadyrov in Cecenia, sostenuto da Mosca, promuove l’omofobia e la transfobia.
Chi c’è dietro la diffusione dell’odio verso le persone transgender?
Nonostante il mito di un destino unico ed indipendente per la Russia [usato dai propagandisti a partire dal XIX sec.], il paese segue in realtà la tendenza globale all’odio nei confronti delle persone trans. Negli ultimi anni, le persone transgender, e soprattutto le donne mtf (male to female), sono diventate bersaglio del populismo di destra in tutto il mondo. Sia negli Stati Uniti che in Europa, i politici conservatori stanno alimentando l’odio diffondendo storie inventate su come le persone trans stiano cercando di “convertire” bambini e adolescenti. Alla riunione della Duma di Stato nel giugno 2023, questi miti sono stati usati come argomenti dai deputati russi prima di votare a favore della legge discriminatoria.
La destra radicale ha da tempo utilizzato la narrativa della “protezione dei minori” in qualsiasi contesto fosse necessario. Ma da dove proviene questa tendenza a “proteggere i bambini dalla teoria gender”? Alcuni ritengono che la fase attuale sarebbe cominciata nel giugno 2015, quando uscì un nuovo numero della popolare rivista TIME negli Stati Uniti. Per la prima volta nella storia una donna transgender, l’attrice Laverne Cox, è apparsa su una copertina. L’articolo principale “The Transgender Tipping Point [il punto di svolta transgender]” racconta di come le persone trans abbiano smesso di essere invisibili nella società e di come le loro storie siano apparse nei media. Negli anni successivi, l’iniziale ottimismo è stato sostituito con la consapevolezza che la visibilità non protegga dalla violenza. Wiebke Straube, ricercatrice svedese di media e cinema, scrive: “‘The Transgender Tipping Point’ ci ha portato non solo al riconoscimento culturale e alla bellezza della visibilità, ma anche al fatto che ora un numero maggiore di vittime è esposto a minacce”. L’apparizione di persone transgender è stata usata dai politici conservatori di tutto il mondo per spostare su di esse la responsabilità di numerosi problemi e per radunare il proprio pubblico conservatore.
La questione dei bambini e degli adolescenti transgender è particolarmente importante per i politici occidentali. Il divieto totale di cure mediche per trans-adolescenti è uno dei pilastri della campagna presidenziale di Trump. “Il mio piano è quello di fermare le lesioni chimiche, fisiche ed emotive che vengono inflitte ai nostri giovani”, ha detto Trump in un video-appello pre-elettorale. Gli fanno eco numerosi politici europei: il presidente polacco Andrzej Duda, membro del partito radicale di destra “Legge e Ordine”, pensa di difendere i bambini vietando la legge che facilita la modifica dei documenti per le persone trans. Il primo ministro ungherese Victor Orbán, leader del partito conservatore di destra “Fides”, principale alleato europeo di Putin, ha vietato le transizioni di genere nel paese tre anni fa. La Bulgaria ha fatto lo stesso l’anno scorso. Il primo ministro britannico Rishi Sunak, membro e leader del “Partito conservatore di Gran Bretagna”, ha giustificato il divieto di menzionare l’identità di genere nelle scuole con la “sicurezza dei bambini”.
Purtroppo, la retorica della “protezione dei minori” colpisce invece negativamente proprio i bambini e gli adolescenti transgender. All’inizio del 2023, una ragazza trans di 16 anni di nome Brianna Jai è stata trovata in un parco in Gran Bretagna con più di 20 ferite da taglio, morta prima che arrivasse l’ambulanza. Due quindicenni sono stati condannati all’ergastolo per questo omicidio; nelle loro chat hanno trovato frasi come: “Voglio pugnalarla… <… > Voglio sentire se urla come un uomo o come una ragazza”. Ci sono molte storie del genere: tra il 1 ottobre 2022 e il 30 settembre 2023, secondo i dati raccolti dagli attivisti durante il monitoraggio annuale, nel mondo sono state uccise almeno 321 persone transgender.
Anche in Russia si commettono crimini d’odio, ma sono quasi sconosciuti al pubblico perché spesso le persone devono nascondere la propria identità. Nel 2020, a Cheliabinsk, un uomo transgender di nome Alexandr è stato brutalmente ucciso dai suoi vicini e la storia è stata raccontata al pubblico dalla vedova della vittima. Durante lo stesso anno, a San Pietroburgo, il produttore Juri Jankovsky ha ucciso la prostituta transgender Tamara Khatamdjonova, proveniente dall’Uzbekistan. Jankovsky è stato condannato a 1 anno e 10 mesi di carcere, per poi ottenere dal tribunale la totale libertà.
L’odio verso le persone transgender in Occidente si sta diffondendo attraverso l’ideologia del nazionalismo cristiano e della democrazia cristiana. Questi movimenti, celandosi dietro la religione, si oppongono al femminismo e ai diritti delle persone LGBTQ+. Le loro idee vengono propagate grazie ad influenti organizzazioni come il “Congresso internazionale delle famiglie”, americano e fondato nel 1997. Si tratta di una comunità cristiana dove politici conservatori di tutto il mondo si incontrano per discutere strategie di consolidamento del loro potere. La star del movimento anti-LGBTQ+ in Russia, la politica Yelena Mizulina, è nota per le visite fatte agli eventi del “Congresso internazionale delle famiglie", dove si discute principalmente della “protezione dei valori tradizionali”. Le organizzazioni cristiane sono finanziate da Trump e da altri miliardari, oltre a ricevere il sostegno di alcune aziende. Per esempio, dal 2020 Google ha fornito piattaforme pubblicitarie gratuite alla “Alleanza per la protezione della libertà”, organizzazione impegnata contro l’aborto e la comunità LGBTQ+.
Uno dei pionieri nella lotta contro la “propaganda LGBT” in Russia è stato il politico cristiano Alexander Chuev, che nel 2003 ha presentato alla Duma di Stato un disegno di legge per introdurre un articolo penale contro la “propaganda omosessuale”. Nelle biografie di Chuev si afferma che negli anni ‘90 ha lavorato con organizzazioni internazionali, come “Istituto di Robert Schuman” a Budapest. Sul sito web dell’istituto si afferma che esso “promuove l’idea di un’Europa unita e i valori della democrazia cristiana”. L’idea stessa di “propaganda” è stata copiata da parte di Chuev dalla “Sezione 28” britannica di Margaret Thatcher, che per anni ha favorito la discriminazione delle persone LGBTQ+ in Gran Bretagna. Ora il divieto di “propaganda” si diffonde ulteriormente attraverso l’influenza coloniale della Russia: misure analoghe sono state adottate in Kyrgyzstan, e si pianifica il loro inserimento anche in Belarus, dove però la repressione massiccia contro le persone LGBTQ+ è già in corso.
Transessualità e la guerra
La Russia è inserita nella tendenza politica globale anti-transgender ed è impegnata in un processo di scambio culturale tra conservatori e radicali di destra, come in tutto il resto del mondo. Questo è particolarmente importante per il paese in questo momento storico, in quanto il sostegno dei radicali di destra occidentali permette di continuare a condurre la guerra in Ucraina.
Usare le persone LGBTQ+ come merce di scambio per la politica estera non è una strategia nuova. Secondo gli studiosi, già nel 1993 la Russia ha abolito la legge contro la “sodomia” solo perché questo gesto rappresentava un punto necessario per entrare nelle organizzazioni internazionali. Negli anni 2000, quando il duo russo pseudo-lesbico t.A.T.u. cantava in tutto il mondo e si stava sviluppando il “disgelo della comunità queer” a Mosca e San Pietroburgo, il paese cercava di migliorare la sua reputazione agli occhi del mondo, sullo sfondo della guerra russo-cecena. Il gruppo t.A.T.u., a tal proposito, era famoso per diverse azioni contro la guerra: una canzone contro i bombardamenti in Jugoslavia e lo slogan “Fuck war!” contro l’invasione americana dell’Iraq. Ma il duo, per quanto progressista, non ha mai commentato la guerra russo-cecena: probabilmente perché i produttori del gruppo comprendevano in quale direzione gli artisti LGBT potessero protestare e in quale no.
L’odio nei confrornti delle persone transgender è diventato parte della propaganda militare russa. Le fake news sulle persone trans sono contenuti popolari nei canali Telegram russi dei “giornalisti di guerra”: raccontano delle persone trans negli eserciti ucraini e americani, e inoltre si mostrano preoccupati per “la discriminazione contro le donne” nel contesto di un ipotetico coinvolgimento di atlete trans nelle competizioni.
È importante notare che una delle principali immagini “ostili alla Russia” nella propaganda è la figura della donna trans. In questo, la Russia segue la tendenza dell’Occidente. La trans-misoginia, cioè l’unione tra transfobia e la misoginia, è uno dei principali strumenti di propaganda dei conservatori occidentali.
Cosa succederà dopo?
Le persone trans con cui ho parlato per scrivere questo articolo non si sentono in grado di predire il futuro della Russia. N. dice: “Mi spaventa il fatto che, anche se la Russia perdesse la guerra e ci fosse un cambio di potere, dovremmo ricominciare tutto da capo. Anche se tutte le leggi discriminatorie fossero abolite, quanti danni sono già stati fatti? Non è per niente scontato che queste leggi discriminatorie vengano abolite con il cambio di regime perché, come dicono sempre, ‘ci sono problemi più importanti ed urgenti”.
Nel 2023, quando la Duma di Stato stava discutendo il divieto delle transizioni di genere, molti utenti di Twitter hanno chiesto ai politici dell’opposizione di parlare a sostegno delle persone transgender. Questa semplice richiesta è stata recepita in molti casi con ambiguità. Lyubov Sobol ha evitato il tema, scrivendo: “Ricordiamo che nella nostra agenda il punto principale è rappresentato dal cambio di regime”. Vladimir Milov ha bloccato sul nascere le richieste degli attivisti che volevano una condanna della legge discriminatoria. Maxim Katz ha risposto agli appelli: “Non mi esprimo ora sulle questioni interne russe, su cui c’è ancora discussioni in corso”.
La mancanza di attenzione sull’agenda anti-trans da parte dei leader dell’opposizione ha portato alla creazione di una “Lettera aperta a sostegno delle persone queer”. Questo documento, firmato da centinaia di persone, oggi non è disponibile nella versione originale, ma il testo è stato conservato: “Le persone queer sono sempre state una forza poco visibile, ma attiva all’interno dell’opposizione che hanno sostenuto. Lavorano in organizzazioni per i diritti umani, nei media, nelle campagne elettorali, organizzano raduni e donazioni, si sono perfezionati e hanno parlato del lavoro degli oppositori. <…> Non si può battere Putin col populismo, si smetta di flirtare con un’agenda omofobica per avere un più ampio seguito: se l’opposizione non intende cambiare i valori ideologici e sociali, la situazione attuale non finirà mai, libertà e diritti umani sono indivisibili”. Nella lettera, gli attivisti hanno chiesto alle organizzazioni democratiche e ai politici di sostenere apertamente la comunità LGBTQ+.
Molti dei firmatari accompagnavano i loro nomi nella lettera con descrizioni, divertenti e non: “trans-uomo, osservatore elettorale”, “avvocat3 non-binari3”, “queer, ha raccolto firme per le campagne elettorali”, “l3i, detenut3 per le proteste”. Centinaia di queste firme sono diventate un’azione a sé stante che dimostra l’attività politica delle persone trans e queer. Ma la realizzazione di questa attività ha ancora una lunga strada da fare, come dimostra la storia.
Nel 1974, quando la legge sulla “sodomia” era in vigore nell’URSS, il regista armeno Sergei Paradjanov stava scontando già la sua seconda pena in un campo a regime rigoroso a causa proprio di quella legge. Come scrive il ricercatore Dan Healy nel libro “La dissidenza sessuale e di genere nella Russia rivoluzionaria”, in quel periodo un famoso attivista gay italiano, Angelo Pezzana, si recò a Mosca per cchiedere all’accademico e difensore dei diritti umani Andrei Sakharov di parlare a sostegno dei gay sovietici e, tra gli altri, di Paradjanov. Nella sua autobiografia, Pezzana cita la risposta ricevuta: “Non posso aiutarla. Se lo facessi, se le esprimessi un’opinione sul tema dell’omosessualità, mi discrediterei. Mi acuserebbero immediatamente di omosessualità e io, che ho passato la vita a lottare per i diritti civili in questo miserabile paese, perderò ogni credibilità”. La rivista letteraria sovietica Literaturnaya Gazeta ha poi pubblicato una nota provocatoria sull’arrivo di Pezzana e sulle sue azioni a sostegno di Paradjanov: l’autore ha ridicolizzato l’attivista, sottolineando che “il militante per il diritto alle perversioni sessuali” non fosse sostenuto né da Amnesty International né dall’accademico Sakharov. Pezzana stesso, che sul momento era indignato per il rifiuto di comunicazione da parte del dissidente, definisce la sua paura “giustificata” anni dopo.
Dopo che il procedimento penale per la “sodomia” è stato revocato nel 1993, non sono state prese misure per rilasciare le 73 persone che, secondo Healy, continuavano a scontare la loro pena nei campi. Le persone LGBTQ+ che hanno sofferto la repressione in epoca sovietica non sono state riconosciute come prigionieri politici e tuttora non sono state ancora riabilitate. Nel 2008, il sito web GayNews ha scritto dell’iniziativa che aveva il fine di riconoscere le persone LGBTQ+ sovietiche come vittime della repressione politica: “Per l’articolo 121 della Russia sovietica, circa 250.000 persone sono state condannate. A queste si possono aggiungere migliaia di uomini e donne che sono stati sottoposti a trattamenti forzati per “guarire” dall’omosessualità”. Naturalmente, l’iniziativa di riabilitazione non è stata attuata.
K. dice: “Spero comunque di lasciare il paese in primavera, anche se non per sempre. Viaggerò avanti e indietro, perché mia madre ha bisogno di aiuto qui, lei non sta molto bene. E riguardo al futuro, è una questione complessa… Dopo l’ipotetico crollo del regime e dopo l’ipotetico disfacimento della Russia, non credo che qualcosa cambierà in meglio immediatamente, ma solo dopo tanto tempo. Probabilmente, per inerzia, tutto rimarrà come è adesso ancora per molti anni”.